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Allevamento

L’ allevamento delle tartarughe acquatiche

Sono molte le specie di tartarughe con abitudini prettamente acquatiche o semiacquatiche che si possono acquistare presso i punti di vendita tradizionali, gli allevamenti amatoriali e le mostre per rettili e allevare in cattività, più o meno facilmente. A secondo della loro dimensioni e dell’area di provenienza, potrete utilizzare vari tipi di strutture di allevamento, sia all’ aperto sia al chiuso, in qualche caso alternando la permanenza degli animali all’ interno e all’esterno in base alla stagione e alla zona in cui abitate.

Le specie di tartarughe provenienti da aree climatiche boreali fredde e continentali, superato il periodo di quarantena e di acclimatazione possono vivere all’ aperto praticamente tutto l’ anno, le specie provenienti da zone temperate calde e calde – umide possono vivere all’ aperto per alcuni mesi del anno. Qualunque sia la struttura di allevamento scelta, è importante che abbia dimensioni e caratteristiche tali da consentire alle tartarughe ospitate di effettuare l’ indispensabile .

Le tartarughe sono presenti sulla Terra da quasi trecento milioni di anni e sono sopravvissute ai loro ben più temibili parenti, i dinosauri.
Si tratta di rettili che hanno esigenze molto diverse a seconda della specie di appartenenza; esistono infatti tartarughe prevalentemente acquatiche come le tartarughe marine che approdano sulla terra ferma solo per la deposizione delle uova; altre completamente terricole al altre “acquatiche o palustri” ed è proprio di loro che parleremo nel nostro articolo.
Le tartarughe d’acqua più amate, come per esempio quelle del genere Pseudemys e Chrisemys, possono essere tenute in un acquaterrario.
Con il termine acquaterrario si intente un acquario modificato in cui sia presente anche una zona asciutta sulla quale le tartarughe possono arrampicarsi, per riposarsi o per asciugarsi al sole.
Le dimensioni dell’acquaterrario devono essere proporzionate alla dimensione delle tartarughine che ospiterà, è quindi necessario informarsi sulle dimensioni future delle tartarughe acquistate poiché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di esemplari molto giovani.
Indispensabile nell’acquaterrario è la presenza del filtro perché le tartarughe d’acqua mangiano molto e di conseguenza sporcano parecchio l’acqua. 
L’uso di un biocondizionatore ci faciliterà molto nella rimozione dei residui organici e degli odori.
È necessaria anche una fonte di illuminazione artificiale poiché le nostre beniamine hanno bisogno di asciugarsi proprio come farebbero in natura sotto i raggi del sole. La luce deve quindi essere disposta sopra alla zona emersa ponendo attenzione al fatto che non possa essere raggiunta dalla tartaruga.
Non ultimo il sistema di riscaldamento (termoriscaldatore) deve mantenere elevata la temperatura dell’acqua dato che molte specie acquatiche hanno esigenze tropicali.
L’alimentazione è un fattore di primaria importanza per il mantenimento in salute delle nostre amiche corazzate. Le tartarughe palustri sono onnivore ma a seconda dell’età e della specie hanno abitudini maggiormente carnivore o vegetariane; è quindi indispensabile informarsi e somministrare il cibo più adatto a seconda delle necessità della nostra testuggine.
Integratori di calcio, vitamine e prodotti per l’igiene del carapace renderanno resistente e vitale il nostro amico acquatico.

Le tartarughe sia acquatiche sia terrestri sono animali curiosi e molto amati da bambini ed adulti, ricordiamoci però che non si tratta di giocattoli.
Richiedono poche e semplici cure che dovremo protrarre nel tempo perché si tratta di animali longevi che possono vivere anche 30/40 anni. Quella di possedere una tartaruga deve essere quindi una scelta responsabile, d’altro canto lei ci accompagnerà a lungo dandoci molto e chiedendoci solo poche ma indispensabili cure.

 

Le strutture di allevamento:

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Letargo

Il letargo delle tartarughe terrestri

Considerazioni generali

Le tartarughe terrestri dipendono dal calore solare. Durante la stagione invernale, quesi rettili vanno solitamente in letargo, o ibernazione, come stato di vita latente. Durante questo periodo, la temperatura corporea si abbassa molto e tutti i processi fisiologici alterano il loro svolgersi naturale. Ad esempio, nelle tartarughe delle nostre parti, il letargo è indotto dalla diminuzione della temperature del giorno e quella delle ore di luce. Devono quindi diminuire la loro attività e devono sospendere l’alimentazione, in modo tale che l’intestino si possa svuotare completamente, come preparazione al sonno dell’inverno. Le tartarughe che vanno in letargo sono nello specifico: Testudi Hermanni, Testudo Marginata, Testudo Graeca, Testudo Terrapene ed altre.


La preparazione:

Ovviamente, solo i rettili che sono in buone condizioni, possono ibernarsi: le condizioni fisiche devono essere ottime e devono presentare una certa riserva di grasso. Quelli che invece non sono malati o debilitati, devono essere mantenuti al caldo per tutto l’inverno, alimentati e curati se ce n’è bisogno. Circa un paio di mesi prima del letargo, si deve sottoporre la tartaruga all’esame delle feci e, se necessario, anche al trattamento antiparassitario.Tre o quattro settimane prima dell’ibernazione, la tartaruga di taglia media deve cessare di assumere cibo: infatti, il cibo che non viene digerito, rimanendo nell’intestino, può andare in putrefazione, danneggiando l’animale, e portarlo, in casi eccessivi, a setticemia mortale. L’acqua, viceversa, deve essere mantanuta in abbondanza.Oltre agli esami preventivi, per verificare che la crescita avvenga in modo giusto, si deve controllare regolarmente il peso e la lunghezza della tartaruga.

Le condizioni ideali:

Una delle condizioni ideali per il letargo è la temperatura ambientale: per una buona riuscita dell’ibernazione, la tartaruga deve essere mantenuta a circa 5°C. In questo modo, si addormenta, le riserve corporee vengono consumate minimamente e l’animale non è a pericolo congelamento. In modo particolare, la temperatura non deve mai scendere sotto i 2°C e non deve mai superare gli 11°C. Per il controllo della temperatura, si possono usare i termometri da serra, con l’indicazione di quella massima e di quella minima.Un altro fattore da tenere presente è la durata dell’ibernazione: dipende dal clima e dalla latitudine. Inoltre, nelle tartarughe che si coltivano in cattività, si deve prendere in considerazione anche la taglia, l’età, le riserve di grasso e lo stato di salute generale. In quelle giovani, poi, è preferibile un periodo di letargo breve. In generale comunque, questo periodo non deve superare le 20 settimane. Ogni mese, la tartaruga perde circa l’1% del suo peso corporeo.Altra cosa importante da ricordare è ‘insieme di frequenti ispezioni che la tartaruga dovrà subire duranete il letargo, permettendo di controllare le condizioni di salute, e nel caso, di prendere in tempo eventuali problemi. Molti consigliano di interrompere l’ibernazione se si nota che l’animale ha urinato (l’urina conservata nella vescica rappresenta una riserva idrica che può salvare l’animale da disidratazione). Secondo altri, bisogna svegliare la tartaruga ogni due o quattro settimane, riscaldarle, lasciarle in acqua tiepida a 24°C, per farle bere. I questo modo si può ispezionare bene l’animale, che entro un paio di ore dovrebbe aprire gli occhi. Se è sana, si asciuga e si rimette a ibernare: in caso contrario, si interrompe il letargo e si tiene al caldo l’animale.

Il letargo al chiuso e all’ aperto:

L’ibernazione può essere fatta sia al chiuso che all’aperto. In quella al chiuso, si devono usare due contenitori, uno dentro l’altro: quello più piccolo può essere una scatola in cartone o di polistirolo, con delle aperture per il passaggio dell’aria, riempita con materiale isolante, di dimensioni poco superiori a quelle della tartaruga. Fra le due scatole si mette altro materiale isolante. Così l’animale rimane sempre protetto.La stanza di conservazione del contenitore dovrà essere mantenuta pressochè sempre alla stessa temperatura, mai superiore ai 10°C e mai inferiore allo zero. Si possono ibernare anche nel frigorifero, ricordandosi del ricambio di aria periodico; questo è un metodo utile soprattutto per le tartarughe molto giovani, entro il loro primo anno di vita.Per quanto concerne al letargo all’aperto, le tartarughe mediterranee riducono piano piano l’assunzione del cibo avvicinandosi all’autunno, fino a smettere di alimentarsi del tutto qualche settimana prima. Lìapparato digerente dovrà presentarsi completamente vuoto. Arrivate al punto critico, iniziano a scavare nel terreno, interrandosi successivamente.I rischi che corrono sono legati all’attacco possibile di predatori o all’inondazione, per una pioggia intensa. Inoltre, se la temperatura invernale è troppo mite, cioè anche sopra ai 10°C, il metabolismo della tartaruga può provocare un consumo eccessivo delle riserve.È evidente poi che in questo modo, l’animale non può essere ispezionato regolarmente. Per superare questo problema è trovare un compromesso fra i due sistemi, cioè lasciar andare la tartaruga spontaneamente in letargo all’aperto in un apposito rifugio edificato, costruito con del materiale resistente e isolante (tettoia apribile, dispositivi di areazione chiusi con delle reti metalliche, tutto imbottito con del terriccio e uno strato di foglie secche ecc);



Il risveglio:
Se sentite le vostre testuggini muoversi nella scatola, accertatene subito la ragione. Se una tartaruga dovesse svegliarsi dal letargo prima del tempo, può essere sintomo che c’è qualcosa che la disturba (occorre allora spostarla) o che l’animale sia malato (verificatene lo stato di salute generale) oppure che non abbia una sufficiente riserva di grasso per portare a termine il letargo (pesatela: non deve aver perso più dell’1%/mese del suo peso normale): in tali casi occorre interrompere immediatamente l’ibernazione. A causa di brusche variazioni climatiche impreviste (la temperatura si alza improvvisamente e sensibilmente per un breve periodo per poi ritornare in media invernale), la tartaruga potrebbe però svegliarsi e ritornare attiva per un po’ di tempo. Fornitele subito una buona dose d’acqua: si reidraterà per poi tornare a dormire non appena la temperatura rientrerà nella norma. Se però questo comportamento si ripetesse più volte, allora dovete artificialmente provvedere a riscaldarla e fornirle la giusta dose di luce facendola svernare in casa! Non alimentatela assolutamente per poi re-ibernarla: una volta ben sveglia ed alimentata, non deve più ritornare in letargo.Controllate la presenza di urina durante gli ultimi giorni di letargo: se ha rilasciato fluidi rischia la disidratazione e quindi significa che è ora di risvegliarla. Non lasciate la vostra tartaruga in letargo fino a fine Aprile o ai primi di Maggio: potrebbe essere debilitata o in difficoltà. In media, dovrebbero uscire dal letargo verso la fine di Marzo.Quando i giorni si allungano e la temperatura comincia ad alzarsi, le vostre tartarughe o testuggini ibernate cominceranno a muoversi. Per aiutarle in questa fase, fate fare loro un bel bagnetto in una vasca non troppo alta, con acqua tiepida (immergetele voi nella vasca!!!). Le tartarughe cominceranno subito a bere per reintegrare le loro scorte idriche, liberarsi delle tossine accumulatesi nei reni e ripulire tutto l’organismo. Fatele subito bere: è più importante, in questo momento, reidratarle che alimentarle. Se la tartaruga o la testuggine rilascia nell’acqua un fluido scuro non spaventatevi. E’ del tutto normale che, dopo il letargo, abbiano degli accumuli nella loro vescica: ritornando a bere finalmente dell’acqua fresca, la prima cosa che fanno è eliminare i fluidi che hanno tenuto in vescica nei mesi passati (in natura, dove l’acqua è scarsa, una tartaruga può conservare l’acqua nel suo corpo fino alla pioggia successiva, anche per lunghissimo tempo!!!). La tartaruga dovrebbe ricominciare a mangiare dopo alcuni giorni dal risveglio. Non indugiate ad alimentarla anche se la temperatura del suo corpo è troppo bassa. Non appena comincia ad alimentarsi, occorre provvedere a termoregolarla: vale a dire, riscaldarla con un riscaldatore o con una lampada a luce calda o, meglio ancora, esponendola alla luce solare diretta, facendo attenzione agli sbalzi di temperatura.

Risveglio
Per evitare il letargo:
Quando per vari motivi si sceglie di impedire il letargo occorre fornire alle tartarughe un ambiente ottimale per farle svernare, in modo che restino attive durante tutto l’ inverno. A tale scopo bisogna allestire un terrario in cui fornire artificialmente luce e calore a partire dall’ autunno fino alla primavera successiva.

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L'acquisto

Suggerimenti per l’acquisto

Prima di procedere all’acquisto di uno di questi affascinanti rettili è opportuno fare alcune considerazioni, per evitare di poter rimpiangere la decisione nell’incapacità di gestire questa specie. Acquistare una tartaruga affetta da qualche malattia, anche se apparentemente lieve, può sembrare un buon affare ma potrebbe trasformarsi in un ulteriore impegno economico, senza contare che il rettile potrebbe morire di lì a breve o contagiare altre specie, con conseguenze disastrose. Nella scelta della specie è inoltre essenziale considerare lo spazio che il rettile necessita da adulto e la longevità di questi animali, di qui si dovrà occupare per vari decenni. Bisogna infine considerare come organizzarsi nel periodo delle vacanze, cioè pensare a chi affidare gli animali.

DOVE COMPRARE UNA TARTARUGA

Le tartarughe possono essere acquistate nei negozi per animali, da allevatori amatoriali e, talvolta, alle mostre per rettili, molto diffuse in alcune nazioni europee. In ogni caso, è bene rivolgersi a persone che hanno una buona reputazione, che danno garanzie di affidabilità. Il venditore deve insomma dimostrare di avere una buona conoscenza della specie e dei suoi requisiti di allevamento. Se l’acquisto avviene in un negozio, non bisogna mai dimenticare di farsi rilasciare la fattura. Prima dell’acquisto è necessario controllare con cura come sono tenuti gli animali.

LA SCELTA DELLA SPECIE

Le tartarughe possono essere acquistate attraverso i canali tradizionali, ovvero, recandosi in un negozio di animali, da un allevatore o sulle bancarelle durante fiere e mercatini specializzati. Negli ultimi anni, però, ha avuto una notevole diffusione anche l’acquisto di rettili su internet. Sono numerosi i siti specializzati che vendono esemplari di tartarughe di varie specie. Quando si acquista una tartaruga bisogna sempre assicurarsi che l’animale sia accompagnato dal certificato cities con cui si accerta la provenienza legale della tartaruga. Gli animali che ne sono sprovvisti, infatti, o sono stati importati illegalmente o appartengono a specie protette e quindi acquistandoli si commette un reato. E’ consigliato, prima di acquistare una tartaruga, informarsi sulle specie consentite e su quelle vietate dalla legge. Se si acquista una tartaruga su internet è consigliabile recarsi personalmente a ritirare l’animale e evitare di farselo spedire, poiché, non trattandosi di un pacco, ma, di un essere vivente potrebbe risentire delle precarie condizioni del viaggio. Inoltre solo andando a ritirare la tartaruga personalmente ci si può accertare con sicurezza delle condizioni di salute dell’animale. Rispetto a quelle di terra, le tartarughe d’acqua sono più facilmente reperibili nei negozi di animali, mentre per le testuggini occorre andare a comprarle direttamente in un allevamento.

DI CATTURA O DI ALLEVAMENTO?

Le tartarughe che si trovano in commercio possono essere esemplari nati in cattività o catturati nel loro ambiente naturale. È comunque opportuno, per ragioni sia etiche sia di convenienza, combattere senz’altro per animali nati in cattività. Tutte le specie di tartarughe terrestri e acquatiche allo stato naturale sono infatti minacciate di estinzione, sia a causa della distruzione del loro habitat sia a causa del commercio indiscriminato, più o meno legale, cui sono soggette.

 

DI CHE ETA’?

I soggetti molto giovani costano meno degli individui più grandi, ma sono anche più delicati nel primo periodo della loro vita. Le tartarughine molto giovani sono presumibilmente nate in cattività, quindi in teoria più facili da allevare rispetto ai soggetti di cattura.

QUANTI ANIMALI?

Chi non ha molta esperienza nell’allevamento delle tartarughe è bene che si limiti inizialmente a non più di uno o due soggetti. Il numero di soggetti che si intende tenere dipende poi anche dalla possibilità di spazio, tempo e denaro. È ovviamente preferibile limitarsi al numero di esemplari di cui è in grado di prendersi cura piuttosto che diventare “collezionisti” di tartarughe, accumulando animali ai quali non si è in grado di badare in modo appropriato.

LE SPECIE PROTETTE

Callagur borneoensis – Tartaruga dipinta del Borneo

Cuora amboinensis – Tartaruga scatola malese

Cuora flavomarginata – Tartaruga scatola cinese

Cuora galbinifrons – Tartaruga scatola indocinese

Geochelone platynota – Testuggine appiattita

Indotestudo elongata – Testuggine dalla testa gialla

Lissemys punctata – Tartaruga alata indiana

Manouria emys – Tartaruga bruna birmana

Manouria impressa – Testuggine impressa

Morenia ocellata – Tartaruga ocellata birmana

Testudo horsfieldii – Tartaruga di Horsfield

LA QUARANTENA

Ogni tartaruga appena acquistata va rigorosamente separata da qualunque altro rettile che già si possiede. Infatti è importante rispettare un periodo di quarantena che, considerato il lento metabolismo di questi animali, potrebbe durare circa 3 mesi, meglio 6. Porre un’animale appena acquistato assieme ad altri esemplari potrebbe portare alla diffusione a tutta la colonia di eventuali problemi infettivi o parassitari. Nel periodo di quarantena si potrà osservare con attenzione se la tartaruga si comporta normalmente, se e quando si alimenta e verificare la consistenza delle feci. Nel caso compaiano sintomi di malattia, ad esempio colo, si dovrà consultare prima possibile un veterinario. Se, invece, non si verificano problemi, al termine del periodo di quarantena la tartaruga potrà essere collocata nella sua sede definitiva cioè assieme ad altre specie.

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Specie

Trachemys scripta-Scivolatrice comune

Nome comune: scivolatrice comune.

 

Tassonomia: appartiene al sottordine Cryptodira, superfamiglia Testudinoidea, famiglia Emydidae, genere Trachemys, sottospecie Trachemys scripta scripta, Trachemis scripta elegans e Trachemys scripta troostii.

Origini e habitat: è diffusa negli Stati Uniti centromeridionali, nella valle del Mississippi e dei suoi affluenti, in Alabama, Oklahoma, Arkansas, Kentucky, Kansas, Tennessee, Louisiana, Missouri, Indiana, Illinois e New Messico. Vive in insenature e tratti di fiumi, stagni, acquitrini con fondale melmoso, a corso lento con densa vegetazione superficiale e sommersa e con abbondanza di approdi asciutto per riscaldarsi al sole.

Descrizione: dimensioni del carapace molto variabili in base alle condizioni di allevamento e dal sesso, vanno dai 12 ai 28 cm raggiunti solo dalle femmine. Carapace di un bel verde acceso da piccoli e tendente a scurirsi da adulte e in alcuni casi quasi nero. Piastrone totalmente giallo ma si può presentare una macchia nera sullo scuto gulare. Sulla pelle presentano delle striature giallastre e sulla membrana timpanica presentano una sorta di “C”

Dimorfismo sessuale: il riconoscimento del sesso avviene attraverso l’individuazione dei caratteri sessuali secondari piuttosto evidenti nei soggetti adulti e subadulti. La coda del maschio è più lunga, robusta, grossa e larga alla base, unghie molto sviluppate soprattutto alle estremità degli arti anteriori e carapace appiattito. La femmina ha coda e unghie corte e carapace abbombato. Generalmente la femmina ha una carapace più lungo rispetto a quello del maschio.

Mantenimento in cattività: Le tartarughe del genere Trachemys sono onnivore. Sono animali particolarmente voraci, quindi se tenute in cattività devono essere supervisionate per quanto riguarda la quantità del cibo. I giovani esemplari, di età inferiore ai tre anni, sono prevalentemente carnivori e si nutrono di piccoli invertebrati vertebrati. Il cibo a base proteica migliore da dare alle tartarughe Trachemys è il pesce di lago o fiume fresco. Da piccole è giusto che mangino una volta al giorno e la quantità deve essere equivalente alla testa della tartaruga. Con l’avanzare dell’età la dieta deve variare e al pesce si aggiungeranno i vegetali. Una volta adulte è giusto che mangino in media ogni 2-3 giorni. In natura queste tartarughe prediligono piante acquatiche, ma in assenza di queste gli allevatori potranno dare foglie di tarassacocicoriaradicchiobasilicozucchina, carota, pisellifave. Sarebbe meglio evitare l’insalata, eccetto la lattuga romana, in quanto può dare qualche problema durante la digestione.È invece obbligatorio, per i primi anni di vita e nell’uscita dal letargo, la presenza di un osso di seppia nella vasca. Gli ossi di seppia sono reperibili dal pescivendolo o nei negozi di animali in quanto vengono venduti per gli uccelli in gabbia. È necessario poiché fornisce il calcio per far crescere nel modo corretto il guscio della piccola Trachemys.In commercio vengono trovati facilmente dei mangimi in pellet che contengono sali minerali e vitamine. Vanno integrati nella dieta delle tartarughe come degli snack. Sul mercato sono molto diffusi i gamberetti secchi “gammarus” che vengono usati da molti allevatori inesperti come mangime principale per le Trachemys ma in realtà questo mangime è assolutamente sconsigliato in quanto è solo l’esoscheletro del gamberetto, privo di vitamine e ad alto contenuto proteico. I gamberetti secchi possono essere usati come snack ma vanno somministrati raramente e non devono sostituire un pasto. Una cattiva alimentazione è alla base della maggior parte delle morti di questi animali.Le giovani tartarughe possono essere ospitate in un acquaterrario piuttosto ampio, munito di una cospicua area asciutta. Questo deve essere dotato di un termoriscaldatore e di una fonte di luce a raggi ultravioletti A e B in caso di mancanza di luce solare diretta.Le temperature ottimali vanno dai 15 ai 28 °C con una lieve escursione termica giornaliera di circa 5-6 °C; l’umidità dovrebbe aggirarsi attorno al 50-60%. Quando le loro dimensioni cominciano a superare la decina di centimetri di carapace in lunghezza, andrebbero alloggiate all’aperto (in un apposito laghetto oppure in grandi vasche poste all’esterno) per tutto l’anno, eccezione fatta per le aree montane dove si consiglia il ricovero invernale in un locale non riscaldato. Se non fosse possibile ospitare le tartarughe adulte all’aperto, si consiglia di tenerle tutto l’anno in un acquaterrario 100x50x50 (1 esemplare) o 120x60x60 (2 esemplari) a seconda della grandezza che hanno. Per individui adulti la capienza dell’acquaterrario o del laghetto sarebbe meglio che non scendesse sotto i 500 litri.Risentono molto dello stress per cui è meglio non stuzzicarle troppo.

Alimentazione: Le tartarughe del genere Trachemys sono onnivore, le adulte si cibano di piante acquatiche, di invertebrati, anfibi e piccoli pesci. I giovani esemplari sono prevalentemente carnivori.

Riproduzione: I maschi durante il corteggiamento adottano una caratteristica ritualità vibrando le zampe anteriori innanzi al muso della femmina. Le deposizioni delle uova avvengono tra aprile e luglio con schiuse tra luglio e settembre. Alla nascita il carapace dei giovani esemplari è lungo intorno ai 3 cm ed è, rispetto agli adulti, più arcuato e con colorazione più brillante.

Legislazione: L’importazione di Trachemys scripta scripta è al momento legale. Non sono inserite nel libro rosso IUCN.

 


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Specie

Testudo marginata – Testuggine marginata

Nome comune: Testuggine marginata

Tassonomia: Tra tutte le testuggini mediterranee la marginata è quella che raggiunge le maggiori dimensioni. Documentati sono:Ciccia’, una pluricentenaria femmina sarda di 45 cm per 13 kg e a un maschio di 52 cm per 12 kg presso il CARAPAX, precedentemente appartenente a una signora ottantaduenne di Firenze. L’origine del vecchissimo animale sembra essere Tempio Pausania in Sardegna.

Carattere distintivo della specie è la presenza sul piastrone da 3 a 5 coppie di triangoli neri con il vertice rivolto verso la coda. Triangoli presenti, con una o al massimo 2 coppie, anche nella specie più piccola delle Testudo, la Testudo kleinmanni con cui ha una elevata affinità genetica. Carattere peculiare è la presenza di un caratteristico gonnellino formato dalle squame marginali posteriori. All’interno delle cosce sono presenti una o due coppie di piccoli tubercoli cornei. Altra caratteristica peculiare, le scaglie femorali e addominali del piastrone sono incernierate tra loro. Nelle femmine la flessibilità è maggiore per agevolare la deposizione delle uova. La colorazione del carapace dei giovani esemplari non è molto dissimile dalle altre Testudo per poi diventare con gli anni più scuro, punteggiato da alcune macchie gialle nella sommità delle scaglie.

Origine e habitat naturale: Gli habitat della testuggine marginata sono tipicamente mediterranei, compresi nella zona fitoclimatica del Lauretum e caratterizzati da un inverni miti con precipitazioni moderate ed estati aride con temperature elevate. Questa specie trova rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, gli arbusti della macchia mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. In Sardegna gli habitat in cui sono ancora possibili dei ritrovamenti e sono presenti dei gruppi vitali sono le dune sabbiose costiere ricche di vegetazione, le pinete costiere di pini mediterranei con sottobosco di arbusti mediterranei, le leccete e le sugherete. Si incontrano esemplari in aree destinate all’uso agricolo quali gli: oliveti, agrumeti e vigneti.

Descrizione: Le testuggini hanno una vista eccellente: sanno distinguere forme, colori e riconoscono anche persone. Hanno un senso dell’orientamento molto preciso: se vengono spostate qualche centinaio di metri dal territorio al quale sono molto legate ci ritorneranno in breve tempo. Sono molto sensibili alle vibrazioni del suolo anche se non hanno un udito sviluppato. L’odorato invece è ben sviluppato ed ha un ruolo importante nel riconoscimento del cibo e dei sessi

Dimorfismo sessuale: Il riconoscimento del sesso avviene generalmente attraverso l’individuazione dei caratteri caratteri sessuali secondari. I maschi possiedono una coda lunga, robusta e grossa alla base ed il caratteristico gonnellino più pronunciato. La distanza dell’apertura cloacale dalla base della coda è maggiore nel maschio. I maschi adulti presentano una concavità nel piastrone più accentuata per facilitare la monta sul carapace della femmina, il piastrone delle femmine e degli esemplari giovani e subadulti è piatto. L’angolo formato dagli scuti anali del piastrone è molto maggiore nel maschio, l’altezza degli stessi scuti è però maggiore nella femmina, lo scuto sopracaudale del maschio è curvo verso il basso e nella femmina è allineato con il resto del carapace. I maschi sono di taglia maggiore rispetto alle femmine. In molti esemplari il sessaggio non è facile e certo, presentando caratteristiche morfologiche e sessuali fuorvianti quali: monta tra esemplari dello stesso sesso, coda dei maschi poco sviluppata, scuti del piastrone con caratteristiche indefinite. Non è raro che la determinazione del sesso delle femmine possa avvenire solo individuando gli esemplari che depongono le uova.

Mantenimento in cattività: T. marginata è una specie piuttosto resistente che si adatta bene alla cattività. Le sue condizioni di allevamento sono simili a quelle di T. hermani.

Alimentazione: anche la dieta è analoga a quella di T. hermanni.

Riproduzione: la riproduzione in cattività è relativamente facile. L’ accoppiamento avviene in natura da aprile da aprile all’ inizio di giugno,con il maschio che corteggia con vigore la femmina inseguendola, speronandola con la corazza e mordendole le zampe e la testa. Le uova vengono deposte in giugno e in luglio e ogni covata comprende in media 8-9 uova che chiudono da fine agosto a ottobre, secondo la temperatura. L’ incubazione artificiale avviene a 31°C , con un tasso di umidità che può indifferentemente variale da 65% al 90% . Il tempo di schiusa è in di circa 60-70 giorni. I piccoli pesano 10-14 g e sono lunghi 3 cm.

Legislazione: è inclusa in Appendice II CITES e in Allegato A del Reg. CE 2724/2000.

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Specie

Testudo hermanni – Testuggine di hermann

Nome comune: Testuggine comune o Testuggine di hermann

Tassonomia: Il nome Hermanni è in onore del medico e naturalista francese Jean Hermann (1738-1800), dalle sue collezioni proviene l’olotipo. Le dimensioni del carapace degli adulti variano da un minimo di 13 cm nei maschi della Puglia a un massimo di 24 cm nelle femmine della Sardegna. La colorazione di base del carapace è giallo-aranciato con diffuse macchie nere, molto estese sul piastrone. La sutura pettorale (rossa nella foto) è, generalmente, minore della femorale (blu nella foto). Altre caratteristiche sono: la pigmentazione gialla delle scaglie sotto gli occhi, assente negli esemplari adulti di T. h. boettgeri, e un caratteristico disegno sullo scuto sopracaudale a forma di toppa di serratura. Questa sottospecie è diffusa in Francia, Italia, Spagna continentale e Baleari. Prima comune, ora sempre più rara in Abruzzo, Basilicata, Calabria,Campania,Lazio,Liguria, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria[3]. La sua presenza è segnalata nelle isole dell’Arcipelago Toscano (Capraia, Elba, Giglio, Montecristo), dell’Asinara, Pantelleria e Pianosa.Una consistente colonia con esemplari di entrambe le sottospecie maggiori è limitata ad una località del delta del Po, il Bosco della Mesola.

Origine e habitat naturale: La Testuggine Comune vive in ambienti di tipo mediterraneo, preferendo il sottobosco alla gariga.
Ambiente di elezione è la tipica macchia mediterranea costituita in prevalenza da Leccio (Quercus ilex), ma non disdegna boschi di Roverella (Quercus pubescens) o di Quercia da sughero (Quercus suber).
In piena estate predilige zone umide ed ombreggiate, in inverno zone secche, orientate a sud, dove i numerosi cespugli possono proteggerla dal freddo e dal vento. Nel continente europeo non oltrepassa i 400 metri di altitudine, ad eccezione della Corsica dove si spinge fino a 600 metri.

Descrizione: Il carapace si presenta molto più bombato rispetto alla Testuggine Palustre Europea (Emys orbicularis), con un colore di fondo giallo-arancio e numerose chiazze nere.Le dimensioni raggiunte dai due sessi sono differenti, infatti le femmine possono raggiungere i 18/20 cm di lunghezza mentre i maschi raramente superano i 16 cm…Oltre alle dimensioni, la Testuggine Comune presenta altre caratteristiche che permettono un “facile” sessaggio degli animali:

  • I maschi hanno una coda più lunga e più grossa nella porzione tra l’apertura cloacale ed il piastrone.
  • Il piastrone nelle femmine è quasi sempre piatto o leggermente concavo, nei maschi la concavità è molto più accentuata.

La Testuggine Comune è facilmente distinguibile dalle altre testuggini europee per due caratteri morfologici:

Placca sopracaudale divisa anche se in alcune popolazioni della sottospecie orientale è unica.

Astuccio corneo posto all’estremità della coda.

Anche la distinzione fra le due sottospecie è abbastanza evidente: la Testuggine Comuneorientale (Testudo hermanni boettgeri) ha il carapace più grande, con colori meno vivaci tendenti al giallo – verde e piastrone ornato da macchie scure irregolari; la sutura femorale del piastrone è uguale a quella pettorale.

La sottospecie occidentale (Testudo hermanni hermanni) presenta due bande scure ben distinte e sutura femorale più lunga di quella pettorale.

Dimorfismo sessuale: La distinzione dei sessi negli esemplari adulti non presenta alcuna difficoltà. Il maschio è di taglia inferiore; presenta il piastrone leggermente concavo, mentre nella femmina è piatto. La coda del maschio è molto più lunga e grossa, con l’apertura cloacale più distante dalla base della coda. L’angolo formato dagli scuti anali del piastrone è più aperto nel maschio. Lo scuto sopracaudale è incurvato verso il basso e verso la coda nel maschio, mentre nella femmina è in linea con il resto del carapace.
Negli esemplari immaturi si può fare riferimento all’angolo formato dagli scuti anali del piastrone, che a volte già nel neonato appaiono formare un angolo più largo nel maschio, e più stretto nella femmina.

Mantenimento in cattività: Vi è una differenza di taglia sia tra maschi e femmine, che tra le due sottospecie. In T. h. hermanni i maschi arrivano a 14 cm e le femmine a 16,5, mentre in T. h. boettgeri raggiungono rispettivamente i 19 e 20 cm, sebbene si trovinofemmine che possono arrivare a 26.
Il carapace è moderatamente convesso, cupoliforme; gli scuti presentano una colorazione di base giallo – olivastra con delle aree nere, che negli scuti vertebrali e costali coprono le aree anteriori e laterali, e negli scuti marginali coprono le zone anteriori e inferiori. E’ presente un lungo e stretto scuto nucale. Lo scuto sopracaudale è diviso in due in quasi tutti i soggetti.
Il piastrone è giallo marroncino con delle aree nere, che in T. h. hermanni formano due strisce longitudinali parallele, e che in T. h. boettgeri formano delle linee discontinue. Nel piastrone non sono presenti cerniere. In entrambi i sessi sulla punta della coda è presente un caratteristico astuccio corneo.

Alimentazione: La Testuggine Comune è prevalentemente erbivora, anche se nella sua dieta può includere lumache e lombrichi.Si nutre principalmente di graminacee e papilionacee, ed è molto ghiotta di frutti maturi caduti sul terreno. Per contro non ama tanto le piante aromatiche come timo, lavanda e rosmarino. Alcune volte la si può osservare mentre mangia foglie secche, terriccio e piccole pietre. Questa abitudine, detta “geofagia”, permette all’animale di procurarsi il calcio ed i sali minerali di cui ha bisogno.

Riproduzione: la stagione riproduttiva inizia poco dopo il risveglio dal letargo e prosegue per tutta l’ estate. Durante il corteggiamento il maschio insegue attivamente la femmina mordendole le zampe e la testa. I piccoli nascono sempre tra la fine di agosto e l’ inizio di settembre e l’ uscita dal’ uovo avviene spesso in concomitanza con un periodo di pioggia. Se la chiusa non avviene dell’ avvento della stagione fredda,i piccoli sono in grado di ibernarsi all’ interno dell’ uovo e di uscire la primavera successiva. Se le uova sono incubate artificialmente a 30-33°C la schiusa avviene in 8-9 settimane. La temperatura di incubazione influenza il sesso dei nascituri: sopra i 31,5°C nascono femmine, sotto femmine sotto questa temperatura nascono maschi.

Legislazione: Testudo hermanni è in appendice II CITES e in allegato A del Regolamento CE 2724/2000. Significa che è una specie protetta e non può essere detenuta o venduta (salvo deroghe particolari), a meno che non si tratti di un soggetto nato in cattività. Anche in tal caso, per essere venduta, deve essere reso riconoscibile mediante vari mezzi (ad esempio l’inserimento del microchip, se la tartaruga è lunga almeno 10 cm o ha almeno 5 anni di età, oppure la foto di piastrone e carapace) e accompagnata sempre dalla relativa documentazione legale. In caso di cessione gratuita sono sufficienti i documenti forniti dall’allevatore.Inoltre, rientrando nella fauna protetta, se si trova casualmente una di queste tartarughe non la si può tenere. È possibile però denunciarne il ritrovamento al Corpo Forestale dello Stato e chiederne l’affidamento, se l’ambiente in cui viene rinvenuta non è idoneo alla sua sopravvivenza (ad esempio nei pressi di un centro abitato dove rischia di venire schiacciata dalle automobili), o se viene trovata ferita o malata.

 


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Specie

Testudo graeca – Testuggine greca

Nome comune: Testuggine greca.

Tassonomia: appartiene al sottordine Cryptodira, soparfamiglia Testudinoidea, famiglia Testudinidae, genere Testudo. La classificazione di T. graeca è molto controversa e al momento è sotto revisione. Le quattro sottospecie ufficialmente riconosciute per ora sono:


  • T. g. graeca, diffusa in Marocco, Algeria, Tunisia e Libia.
  • T. g. ibera, diffusa nei Balcani centrali fino al Mar Nero, in Turchia e in Iran.
  • T. g. terrestris, diffusa in Libia, Siria, Turchia sudoccidentale, Israele e Sinai.
  • T. g. zarudnyi, diffusa nell’est e nel sud dell’Iran.

Recentemente sono però stati proposti importanti cambiamenti per questa classificazione: T. g. ibera e T. g. zarudnyi dovrebbero essere considerate come specie a sé; T. g. terrestris non esisterebbe come sottospecie distinta e altro non sarebbe che una vareià di T. g. ibera; le popolazioni della Tunisia costituirebbero una specie a sé identificabile con il nome di Furculachelys nabeulensis; infine, alcune popolazioni dell’Algeria sono già da tempo considerate una specie a parte, indentificabile con il nome di Furculachelys whitei (di dimensioni maggiori rispetto a T. graeca – la femmina misura 28-30 cm – con carapace più allungato e che spesso presenta il margine posteriore sfasato come quello di T. marginata. Depone da 12 a 14 uova). E ancora: T. g. ibera presenta variazioni locali della morfologia piuttosto ampie, alcune delle quali sono state proposte come sottospecie. Nella Transcaucasica nordoccidentale viene proposta la denominazione T. g. nikolskii, mentre nella Turchia sudoccidentale la si chiama T. anamurensis. In complesso, dunque, è piuttosto difficile riconoscere la sottospecie di appartenenza, non solo per la confusione nella tassonomia ma anche perché esistono numerose variazioni di colorazione, forma e dimensioni nei soggetti provenienti dalle diverse località geografiche. È da tenere presente che la legislazione attualmente si riferisce solo allo schema “ufficiale” riportato sopra. Nella descrizione che segue si farà riferimento solo a T. g. graeca e ibera, cioè le sottospecie o specie più diffuse.

Origine e habitat naturale: gli habitat della tartaruga greca variano molto a seconda della sottospecie ma in generale sono tipicamente mediterranei, compresi nella zona fitoclimatica del Lauretum e caratterizzati da inverni miti con precipitazioni moderate ed estati secche con temperature elevate. Questa specie trova rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, fra gli arbusti della macchia mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. In Italia gli habitat in cui sono ancora possibili dei ritrovamenti e sono presenti dei gruppi vitali sono le dune sabbiose costiere, ricche di vegetazione, le pinete costiere di pini mediterranei con sottobosco di arbusti mediterranei, le leccete e le sugherete. Occasionalmente sono stati osservati esemplari in aree destinate all’uso agricolo quali gli oliveti, gli agrumeti, i mandorleti ed i vigneti.

Descrizione: facilmente confondibile con l’assai simile T. hermanni, la T. graeca è riconoscibile per la presenza di tubercoli cornei ai lati delle cosce, generalmente assenti nelle altre Testudo. Inoltre all’apice della coda essa è priva, o è presente solo in qualche raro esemplare, dell’astuccio corneo che caratterizza la T. hermanni . Altro elemento che la differenzia è un unico scuto sopracaudale (doppio nella T. hermanni), anche se sono documentati numerosi esemplari con la scaglia bipartita. Tra le varie sottospecie, ma anche tra gli esemplari appartenenti a una stessa sottospecie, si riscontra una ampia gamma di variazione delle dimensioni e della livrea del carapace che rendono spesso difficile una identificazione certa della sottospecie. Nella T. graeca ibera, la sottospecie più diffusa in Italia, le dimensioni medie degli adulti sono di: 25 cm nelle femmine e di 16 cm nei maschi; anche se in Europa orientale sono stati osservati esemplari di 35 cm di lunghezza, dal peso di 5 kg. È documentata in Italia una femmina, di circa 20 anni e allevata in cattività, dal peso di 6 kg. Mediamente nella T. graeca nabeulensis della Sardegna, le femmine raggiungono i 18 cm e i maschi i 15 cm.

Dimorfismo sessuale: il riconoscimento del sesso avviene attraverso l’individuazione dei caratteri sessuali secondari. I maschi possiedono una coda lunga, robusta e grossa alla base. La femmina ha coda piccola e corta. La distanza dell’apertura cloacale dalla base della coda è maggiore nel maschio. I maschi adulti presentano una concavità nel piastrone per facilitare la monta sul carapace della femmina, il piastrone delle femmine e degli esemplari giovani e subadulti è piatto; l’angolo formato dagli scuti anali del piastrone è molto maggiore nel maschio; l’altezza degli stessi scuti è però maggiore nella femmina. Lo scuto sopracaudale del maschio è curvo verso il basso, nella femmina è allineato con il resto del carapace.

Mantenimento in cattività: T. g. graeca si adatta abbastanza male alla cattività, tanto che sono pochi i soggetti che sopravvivono a lungo. Per poter riprodurre in allevamento le condizioni ambientali adatte bisognerebbe conoscere con precisione la zona di origine e sapere se si tratta di un soggetto che va in letargo o in estivazione. Deve essere tenuta rigorosamente separata da altre specie e, comunque, da soggetti provenienti da altre località geografiche; in caso contrario, l’incidenza di malattie infettive e parassitarie aumenta notevolmente. In inverno va in letargo, ma i soggetti provenienti dalle regioni meridionali del Marocco durante la stagione fredda devono comunque essere ospitati in un ambiente riscaldato. T. g. ibera è invece molto più resistente e si adatta bene ai nostri climi. Richiede un recinto all’aperto asciutto e soleggiato, dove possa pascolare, con accesso all’acqua da bere. In inverno va in letargo.

Legislazione: Inserita in Red List, come tutti i rettili del genere Testudo, la T. graeca è protetta dalla Convenzione di Berna allegato II, inclusa nella CITES appendice II dal 01/07/75 e in allegato A del Regolamento dell’Unione Europea 1332/2005, per cui è assolutamente vietato il prelievo in natura e regolamentato l’allevamento e il commercio degli esemplari in cattività. In Italia i compiti di sorveglianza e di gestione delle norme applicative delle convenzioni internazionali per la tutela delle specie animali sono di competenza del Corpo Forestale dello Stato.

Alimentazione: Sono rettili prettamente vegetariani. Gli esemplari selvatici vivono in un habitat caratterizzato da lunghi periodi di aridità che li costrige a nutrirsi di erbe secche, in queste condizioni integrano la loro dieta mangiando artropodi o chiocciole, queste ultime utili per l’apporto di calcio del guscio. Saltuariamente non disdegnano escrementi o piccole carogne. Gli esemplari allevati in cattività sono generalmente sovralimentati e non vanno assolutamente nutriti con: carne, latte, formaggi, alimenti per cani e gatti, uova, pane, latte, agrumi, kiwi, lattuga (anche se come alimentazione gradiscono anche dei fegati di mammiferi cotti).Il tarassaco, la cicoria e il radicchio rosso sono alcune delle verdure adatte alla loro alimentazione per l’alto rapporto di calcio rispetto al fosforo e per le fibre in esse contenute. Alti apporti proteici e di fosforo con bassi valori di calcio portano a deformazioni permanenti del carapace e danni agli organi interni.Evidente segno di una cattiva alimentazione è un carapace con gli scuti appuntiti e scanalati nelle suture, la così detta piramidalizzazione, al contrario un carapace in forma di una levigata semicalotta ovale è segno di una corretta alimentazione.

Riproduzione: Animali longevi, si hanno notizie di esemplari centenari, raggiungono la maturità sessuale intorno ai 10 anni. Le Testudo sono ovipare, le deposizioni avvengono in buche scavate dalla femmina nel terreno con le zampe posteriori. Le femmine di T.graeca depongono anche in tre volte, da maggio a luglio, un numero variabile di uova, generalmente in proporzione alla taglia dell’esemplare e alla specifica sottospecie. Il tempo di incubazione, 2 o 3 mesi circa, e il sesso sono in relazione con la temperatura. Con temperatura di incubazione inferiore ai 30,5 °C si avrà una preponderanza di esemplari maschi, con temperatura superiore ai 30,5 °C in maggioranza femmine. Giunto il momento della schiusa, spesso agevolata da una giornata di pioggia, il tartarughino per rompere il guscio si avvale del così detto “dente dell’uovo”, un tubercolo corneo posto tra le narici e la mascella superiore destinato a sparire in pochi giorni. La fuoriuscita dall’uovo dura anche 48 ore e in questo arco di tempo viene assorbito totalmente il sacco vitellino.


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Terrapene ornata – Tartaruga scatola ornata

Nome comune: Tartaruga scatola ornata.

 

Tassonomia: appartiene al sottordine Cryptodira, superfamiglia Testudinoidea, famiglia Emydidae, genere Terrapene. Esistono due sotospecie: T. o. ornata e T. o. luteola.

Origine e habitat naturale: si trova negli Stati Uniti centromeridionali e nel Messico settentrionale, dove vive nelle praterie e nelle distese erbose con bassa vegetazione. Preferisce un habitat più asciuto rispetto a T. carolina, ma trascorre le ore più calde della giornata in pozze d’acqua o all’ombra della vegetazione.

Descrizione: la lunghezza può arrivare a 14 cm. Il carapace è arrotondato, di colore marrone scuro o marrone-rossastro e con linee gialle su ogni scuto. Il piastrone presenta una cerniera come quela di T. Carolina. Le zampe hanno in genere quattro dita, raramente tre.

Dimorfismo sessuale: la femmina raggiunge una taglia maggiore del maschio e ha l’iride di colore giallo-marrone, mentre nel maschio è solitamente rossa. Il maschio ha inoltre il primo dito dell’arto posteriore più grosso e largo, la testa solitamente verdastra a scaglie arancio o rosse sulle zampe sono presenti scaglie gialle.

Mantenimento in cattività: le condizioni di allevamento sono analoghe a quelle di T. Carolina. È importante che T. Ornata abbia la possibilità di scavare nel terreno per trovare un microclima umid, sfuggire alla calura e difendersi dalla disidratazione. I soggetti che provengono dall’area più settentrionale del range di distribuzione vanno in letargo d’inverno, mentre quelli dell’area più meridionale restano parzialmente attivi anche durante la stagione fredda.

Alimentazione: T. ornata è onnivora, ma con preferenza spiccata per un dieta carnivora. Gli alimenti da somministrare sono gli stessi che per T. carolina.

Riproduzione: in natura l’accoppiamento ha luogo in primavera, più raramente durante l’estate, e le uova sono deposte da maggio fino a metà luglio. Un terzo delle femmine effettua anche una seconda covata. Per ogni covata la femmina depone in media 6 uova, ma il numero può variare da 1 a 8; l’incubazione naturale dura in media 70 giorni. I piccoli hanno il carapace rotondeggiante di 3 cm di lungheza, di colore marrone scuro o nerastro con macchie gialle e una striscia gialla lungo gli scuti vertebrali. Il piastrone è invece giallo o color crema, con un disegno scuro centrale. La cerniera diventa funzionale dopo il quarto anno di vita. L’incubazione artificiale è simile a quella di T. ornata.

Legislazione: è inclusa in Appendice II CITES e in Allegato B del Reg. CE 2724/2000. Nel libro rosso IUCN è classificata a basso rischio, ma prossima a essere considerata vulnerabile (LR/nt).

Curiosità: assolutamente non adatta ai principianti, T.ornata è una specie difficile da allevare, che richiede condizioni ambientali ben precise difficilmente riproducibili i cattività. La maggior parte degli esemplari di cattura muore entro poco tempo.

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Terrapene Carolina- Tartaruga scatola comune

Nome comune: Tartaruga scatola comune

Tassonomia: appartiene al sottordine Cryptodira, superfamiglia Tesudinoidea, famiglia Emydidae, genere Terrapene, sono riconosciute sei sottospecie, alcune delle quali molto rare: Terrapene carolina carolina, Terrapene carolina bauri, Terrapene carolina major, Terrapene carolina mexicana, Terrapene carolina triunguis, Terrapene carolina yucatana.

Origine e habitt naturale: è costituito da radure presso aree boschive, praterie, boscaglie e zone paludose. Ama gli ambienti umidi a clima temperato; passa molto tempo interrata nel fango o nella terra umida; il massimo di attività si osserva prima e dopo i temporali estivi. Gran parte dell’attività è dedicata alla ricerca dell’alimento. Durante la stagione fredda T. carolina va in letargo.

Descrzione: La lunghezza è di circa 20 cm; il carapace è molto arrotondato, e il piastrone presenta una cerniera che permette all’animale di chiudersi ermeticamente (da cui il nome di tartaruga scatola). La cerniera non è presente alla nascita, e si sviluppa dopo uno o due anni.Terrapene carolina carolina possiede quattro dita in ogni zampa. Può avere una colorazione piuttosto variabile; spesso è marrone con strisce gialle o arancio che si irradiano da ogni areola.T. c. triunguis di solito ha tre dita nell’arto posteriore. Il carapace ha una caratteristica colorazione marroncina od olivastra. Spesso sono presenti macchie arancio o gialle su testa e arti anteriori, ma il maschio di solito ha la testa completamente rossa. T. c. major ha il carapace spesso privo di disegno, e talvolta è molto scuro. T. c. bauri di norma ha tre dita nell’arto posteriore. Il carapace ha un disegno brillante di linee gialle a raggiera, e da ogni lato della testa sono presenti due caratteristiche strisce. T. c. yucatana ha quattro dita per arto. Il carapace è marroncino o color paglia, con macchie scure a raggiera o con scuti bordati di scuro. T. c. mexicana ha tre dita per arto. La colorazione è simile a T. c. triunguis, ma a volte è gialla chiara con i margini degli scuti scuri.

Dimorfismo sessuale: La differenziazione dei sessi non è semplice, soprattutto prima della maturità sessuale (7-10 anni). La coda del maschio spesso è più lunga e grossa, con l’apertura cloacale più distante dalla base della coda. Il piastrone talvolta presenta una convessità più o meno pronunciata. Il maschio di T. c. triunguis può avere la testa rosso scuro. I maschi hanno frequentemente l’iride rossa, mentre nelle femmine è marrone. La femmina può presentare un carapace dalla forma a cupola più accentuata. Le unghie degli arti posteriori nel maschio sono corte e ricurve, nella femmina sono più lunghe e dritte. Un dato sicuro è il diverso comportamento riproduttivo (accoppiamento, ovodeposizione), se si riesce ad osservarlo. Può capitare di vedere il maschio esteriorizzare il pene mentre è in acqua, che è un comportamento normale anche se di significato incerto.

Mantenimento in cattività: La sistemazione ideale è in un recinto all’aperto, con ampie zone d’ombra; una casetta – rifugio è indispensabile per nascondersi e sfuggire alla calura. Si deve sempre lasciare a disposizione un contenitore d’acqua, di facile accesso e uscita, la cui profondità massima deve essere pari ad un quarto della lunghezza della corazza: queste tartarughe non sono in grado di nuotare, e nell’acqua più profonda possono annegare. Anche queste tartarughe solitamente defecano durante il bagno, e quindi l’acqua deve essere mantenuta rigorosamente pulita. Un’elevata umidità ambientale è indispensabile per la buona salute di Terrapene carolina: è opportuno spruzzare d’acqua il recinto tutti i giorni. Se si rende necessario ospitare questi rettili in un terrario (sistemazione molto meno soddisfacente di quella all’aperto), occorre utilizzare una lampada a UVB, sistemare un piccolo rifugio e lasciare a disposizione un contenitore d’acqua per immergersi. La fonte di calore può essere rappresentata da una lampadina che crei un punto caldo localizzato di 30°C al massimo, con una zona più fresca a 20°C. Anche nel terrario è indispensabile creare un’elevata umidità, intorno al 60-80%. Per favorire l’umidità si deve utilizzare un substrato costituito da terriccio e corteccia fine, cui viene aggiunta dell’acqua. Questo permette anche alle tartarughe di interrarsi, se ne hanno la necessità. E’ inoltre opportuno spruzzare nel terrario dell’acqua tutti i giorni. E’ necessario che Terrapene carolina vada regolarmente in letargo ogni autunno.

Alimentazione: Terrapene carolina è una tartaruga onnivora, che necessita di una dieta il più possibile variata, composta per metà di alimenti di origine vegetale (del tipo utilizzato per T. hermanni, vale a dire erbe e piante di campo, con aggiunta di frutta) e per metà di alimenti di origine animale (insetti, chiocciole, lombrichi, pellet per trote e crocchette magre per cani reidratate). I soggetti giovani sono maggiormente carnivori, ma la dieta deve comunque contenere una quota di vegetali, per impedire un accrescimento troppo rapido. Il loro alimento deve essere tagliato a piccoli pezzetti perché possa essere facilmente ingerito. Gli individui adulti possono essere alimentati a giorni alterni. La dieta viene integrata dall’aggiunta di vitamine e minerali. Le tartarughe scatola sono animali piuttosto gregari, e possono essere tenuti in piccoli gruppi.

Riproduzione: l’accoppiamento ha normalmente luogo in primavera, ma a volte anche in estate e in autunno. La disposizione delle uova in natura avviene da maggio a luglio, ma in cattività si può estendere fino ad agosto. T. c. carolina e T. c. triunguis depongono solitamente da 3 a 5 uova per volta e le covate possono essere 5 o 6 per stagione. L’incubazione, che richiede un elevato tasso di umidità (90% o più), a 26-28°C dura mediamente 70-85 giorni. I piccoli misurano 2,8-3 cm di lunghezza e pesano circa 7g. Alla nascita il carapace è marrone-grigiastro con una carena centrale, mentre il piastrone è giallo o crema con un disegno marrone centrale. I piccoli devono essere tenuti in un substrato di muschio e corteccia, in cui possano facilmente interrarsi, che va mantenuto umido con frequenti nebulizzazioni. Bisogna inoltre fornire loro un piccolo recipiente d’acqua per bere e bagnarsi. Indispensabile è che i piccoli siano esposti ai raggi ultravioletti: l’ideale sarebbe lasciarli periodicamente al sole per qualche ora, prendendo naturalmente ogni precauzione affinchè non si surriscaldino e sorvegliandoli attentamente; se però ciò non dovesse essere possibile bisognerà utilizzare una lampada a ultravioletti.

Legislazione: è inclusa in Appendice II CITES e in Allegato B del Reg. 2724/2000. Nel libro rosso IUCN è classificata a basso rischio, ma prossima a essere considerata vulnerabile (LR/nt).

Curiosità: gli esemplari di cattura sono spesso disidratati, stressati e colpiti da gravi infestazioni parassitarie. Quando si maneggiano queste tartarughe occorre fare attenzione perchè si rischia di intrappolarsi un dito nella corazza quando l’animae si ritrae all’interno.

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Sternotherus odoratus – Tartaruga del muschio comune

Nome comune: Tartaruga del muschio comune

 

Tassonomia:Testudines ,Sottordine: Cryptodira,Superfamiglia: Kinosternoidea,Famiglia: Kinosternidae,Genere: Sternotherus,Specie: Sternotherus odoratus .

Origine e habitat naturale: Questa tartaruga si può trovare dal lago Ontario in Canada sino ai corsi d’acqua della Florida e più ad ovest dal Wisconsin al Texas, fino al Golfo del Messico. È diffusa in gran parte degli Stati uniti, in Florida, Texas, Maine e Wisconsin. Vive in corsi d’acqua come paludi, fiumi, torrenti, canali, acquitrini cioè in luoghi con acque lente e poco profonde e con fondali fangosi o melmosi, ricchi di vegetazione sia sommersa che galleggiante in prossimità di zone ricche di alberi. Se dovete immaginare un ambiente adatto alla sternotherus pensate alle paludi delle everglades in Florida.

Descrizione : La Odoratus è una tartaruga diurna – crepuscolare, anche se non è inusuale osservare comportamenti notturni, può raggiungere la taglia di 10-14 cm di lunghezza.Non è raro vedere questa specie trascorrere del tempo in parti emerse come radici o tronchi semisommersi, intenta a prendere il sole all’asciutto o anche insabbiarsi nel fondale. È un’ottima arrampicatrice, in natura questa specie si arrampica su alcuni alberi che si trovano vicino la riva per fare basking anche a qualche metro d’altezza dal suolo ed in caso di pericolo non si fanno problemi a tuffarsi anche da altezze notevoli, lanciandosi in acqua.Erroneamente a mio giudizio è stata classificata questa tartaruga come scarsa nuotatrice, è vero che presentano una forma di carapace assai poco idrodinamico e molto pesante rispetto al resto del corpo, questo gli rende impossibile nuotare con grazia e per lunghi periodi come fanno le compagne trachemys e compagnia bella, ma quando serve son capaci di scatti rapidi e sconvolgenti per la loro forma.Il carapace liscio di forma allungata e bombata è di colore grigio-marrone scuro che tende a schiarirsi con l’età. Possiede due paia di ghiandole, poste sotto il margine del carapace, che producono un secreto denso e dall’odore nauseabondo utilizzato a scopo difensivo. Il piastrone presenta un colore uniforme giallo-marrone con grandi scuti laterali ed una cerniera parzialmente funzionale tra gli scuti pettorali ed addominali. La pelle è scura con quattro striature chiare che partono dall’occhio e corrono fino al collo; inoltre sul mento e sulla gola presentano due barbigli generalmente.

Dimorfismo sessuale: I maschi possiedono una coda più lunga e larga alla base e l’apertura cloacale è posta ai margini dello scuto sopracaudale ed hanno scuti dorsali e laterali particolarmente inclinati. Nelle femmine si presenta una coda piccola e corta con l’apertura della cloaca che non sorpassa il margine distale del carpace. Infine i maschi possiedono le striature retrogulari dal colore più vivace della femmina.

Mantenimento in cattività: Questa specie è molto aggressiva e mordace, viene sconsigliata la convivenza con altri animali e in generale tra due maschi. Per la sua provenienza geografica, da climi molto simili ai nostri, viene vivamente consigliato l’allevamento all’aperto di questa specie, purché siano esemplari sani, adulti o sub-adulti. Se non fosse possibile allestire un laghetto anche piccolo è consigliabile allestire un acquaterrario con più livelli abbastanza piantumato per permettere alle Odoratus di stare comodamente immerse nell’acqua pur permettendogli di respirare, sarebbero utili anche degli appigli nella parte acquatica che possono essere formati da piante sia galleggianti che sommerse, da tronchi e da sassi di media grandezza. Non necessita di terracquari eccessivamente grandi, purché si rispettino sempre le dimensioni e lo spazio degli animali (minimo di 60×30 cm ma con un’ampia zona asciutta e scaldata da una lampada spot in modo che la temperatura sulla zona emersa sia di circa 30°). La struttura deve essere dotata di una zona emersa (facilmente raggiungibile dal fondo semplicemente scalando il tronco) irradiata da una lampada spot per i 30°C e una lampada UV. Il sub-strato non è necessario, tuttavia questa specie gradisce molto fondali morbidi che possono esser formati da sabbia fine. La temperatura dell’acqua deve aggirarsi intorno ai 22-25°C (con un escursione termica fra notte e giorno di 2 o 3 gradi).Per il filtraggio valgono le regole già viste per le altre tartarughe acquatiche; l’impianto deve essere sovradimensionato rispetto ai litri reali della vasca nella misura minima di uno a quattro ad esempio un acquario con 50 litri d’acqua deve avere un filtro per vasche da 200 litri, ed oltre ad un buon filtraggio si consiglia un cambio parziale frequente, ogni 2 o 3 giorni con acqua decantata e declorata. Da evitare farinacei di ogni genere, prodotti derivati dal latte e cibi per cani e gatti. Si sconsiglia di fornire insalate son acqua sporca a livello nutrizionale e di fornire alimenti tipo carne rossa e carni Bianche per un periodo di tempo prolungato.

Alimentazione: Specie onnivora ma con preferenze di alimenti d’origine animale, è opportuno variare la dieta con un apporto di vegetali (a volte si nutre anche di piante acquatiche), l’alimento base di questa specie sono gli insetti, possiamo somministrare grilli, camole, caimani, coleotteri, lombrichi, ma è opportuno variare la dieta soprattutto in cattività anche con pesci interi (compresi di testa, spine e organi) crostacei, molluschi, cuore e fegato di pollo o di coniglio, carni bianche macinate (anche se le carni mi limiterei a darle non rientrano molto nel loro regime alimentare tranne in casi che trovino carogne di qualche piccolo uccello o altro, meglio optare sempre per alimenti consoni alla loro dieta tipo il fegato di merluzzo o altri pesci preferite sempre pesci d’acqua dolce a quelli di acqua salata o salmastra). Una volta alla settimana possiamo alimentarle con radicchio, cicoria, indivia riccia e scarola, erbe di campo come tarassaco, borragine, malva, piantaggine e piante acquatiche di ogni genere e dimensione l’ideale è la lenticchia d’acqua e l’insalata d’acqua. Avendo un’alimentazione ricca di proteine, si consiglia di farle alternare due giorni di digiuno per ogni pasto, visto che questa specie fa raramente basking si consiglia di fornire sempre alimenti freschi il più possibile e lasciate sempre un osso di seppia a disposizione o chiocciole d’acqua per l’apporto di calcio.

Riproduzione: L’accoppiamento per questa specie avviene nei primi mesi primaverili, subito dopo l’ibernazione. In primavera subito dopo l’ibernazione avviene la danza di corteggiamento in acqua così pure l’accoppiamento, lo sviluppo sessuale delle Sternotherus avviene dopo i 4 anni di vita e possono vivere un massimo di 54 anni. La femmina compie 2 – 4 covate all’anno, in genere tra marzo e giugno, deponendo da 1 a 9 uova per ogni singola covata (dipende molto anche dalle dimensioni della femmina); per la schiusa occorrono circa 80-100 giorni ad una temperatura compresa tra 25 e 30°C. In cattività le Odoratus depongono anche se non hanno fatto il letargo, ma il letargo è consigliato sempre se si vuole riprodurre gli esemplari in quanto è essenziale per la completa maturazione degli apparati riproduttivi e per la regolazione del normale ciclo riproduttivo.

Legislazione: In libera vendita, non soggetta a certificati C.I.T.E.S o convezione di berna.